Lettera alla Signora Macrì

Pagine da il Quotidiano del Sud EDIZIONI LOCALI 30 Luglio 2018 Gentile Signora,

navigando tra i social media e sfogliando i quotidiani locali un dato, fino a qualche anno fa inimmaginabile, salta agli occhi degli attenti osservatori. Il consenso bulgaro del sindaco, motivo di vanto e dileggio per sodali e tifosi, è un ricordo che appartiene al passato. Tuttavia, perché c’è sempre un tuttavia, questa considerazione diventa impalpabile ai più atteso che le voci fuori dal coro, tante ormai, non riescono a trovare un punto di incontro, una sintesi. Ed è questa la grande fortuna - ma per quanto? - del sindaco di Cosenza. Avere una opposizione tanto variegata quanto dispersa in mille rivoli che pare non convergano nessuno nello stesso punto.

E ci vuole fortuna aggiungo io: scontentare tanti cosentini chi per un motivo chi per un altro ed avere la buona sorte di non trovarseli coalizzati tutti dalla stessa parte. Perché in fondo è questo il problema di questa città: i personalismi, le primogeniture, le invidie, le gelosie etc. etc. riescono a neutralizzare qualsiasi collante, anche l’avversione per questo sindaco, o meglio per il suo modo di governare.

Perché a quanti piacciono i dinosauri su corso Mazzini non piace la movida fino all’alba, a chi non vuole la metro sul viale Mancini va bene il ponte di Calatrava e così all’infinito. Ed in questo modo il sindaco continua indisturbato a fare quello che vuole, certo come è e come dicono i fatti, che nessuna opposizione sarà mai in grado di coalizzarsi per fronteggiarlo sia essa a Palazzo dei Bruzi piuttosto che nelle piazze.

Ecco, dunque, la invidiabile peculiarità di questo sindaco: aver capito perfettamente il cosentino medio. A te non piace il sindaco? A me piace per dispetto a te che lo contesti. Semplicistica quanto veritiera come constatazione, mi piace a dispetto tuo. Perché il cosentino è anche questo: scattaruso.

Senza però nulla togliere a quelli che sono davvero sostenitori del sindaco per i meriti presunti o acquisiti che lo stesso ha. Magari per avere intitolato una piazza o una via ad un congiunto, magari per avere istituito una ZTL senza le necessarie telecamere, magari per aver concesso l’occupazione di un suolo pubblico in via bonaria tanto un controllo i vigili non lo faranno mai o magari per avere con una determina dato un incarico o affidato un lavoro e cosi via.

Questa categoria, quella dei beneficati, resta la più infida però, perché si tratta di persone inclini allo scambio: mi dai ti do. E quando il baratto non sarà più possibile? Semplice: basterà cambiare il padrone di turno. Perché l’arte di arrangiarsi noi l’abbiamo nel DNA.

E se allora per questa accozzaglia di inclini alla prebenda non c’è rimedio alcuno per gli altri, la stragrande maggioranza, qualche speranza c’è: la visione di insieme. Solo avendo una visione generale e non particolare potranno fare squadra e capire che un modo di governare, di agire, di prevaricare si affronta uniti e rinunciando all’egoismo del particolare. Solo così e non in altro modo. Rinunciando ad un po’ dei propri convincimenti ed abbracciando un po’ delle idee altrui.

Semplice? Assolutamente, ma se mai si inizia mai si arriva.

Sergio Nucci

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