SERGIO NUCCI bisE' bello inaugurare le opere, tagliare il nastro, ricevere applausi, cronache positive, tornare a casa con quel senso di concretezza che ti dà fare qualcosa di reale e fruibile per la tua città. Qualcosa di completo. Ecco, appunto, completo.
Abbiamo speso, come ormai molti sanno, trecentoinquantamila euro per l'allargamento del sagrato di piazza Santa Teresa. Un'opera salutata da tutti gli esercenti della zona e dai fruitori dei locali circostanti come meritoria di avere ridisegnato il volto di un luogo altrimenti dimenticato. Perfetto. Ma, di grazia, voi lo avete mai visto un cantiere inaugurato a metà? Che ne so, un grattacielo spezzato, un centro commerciale senza i parcheggi, una piazza senza le fontane, con la promessa che ci saranno, una strada che si interrompe a un certo punto? Non credo. Ed è per questo che mi sembra strano, e come a me a molti residenti di  Santa Teresa, che questo sagrato noi lo abbiamo inaugurato, ma a ben vedere è ancora incompleto. Manca l'illuminazione, mancano i cordoli alle aiuole tanto che quando piove viene giù la terra, non ci sono gli alberi che si era detto sarebbero stati ripiantumati, non è nemmeno stata asfaltata la strada, che pericolosamente si restringe nella rotonda a meno dei canonici cinque metri e mezzo.
Sappiamo che il sindaco è un uomo d'onore e che certe cose non le fa. Ma ci viene in mente un fatto che a Cosenza ormai non fa nemmeno più notizia: tutte le volte (e chi ha più il conto?) che è stato inaugurato il Dea dell'ospedale di Cosenza. Cambiavano le giunte, cambiava il direttore generale e vai con la nuova inaugurazione del Dea. A distanza di pochi anni.
Ma per questo sagrato, caro sindaco, quando tutto sarà completato... non è che faremo la stessa cosa? Perché se inaugurare colate di cemento la rende così felice, possiamo iniziare una campagna della serie: “Inaugurazioni a cantiere aperto!”. Così tagliamo il nastro al primo sbancamento, poi alla palificazione, poi un altro quando spargiamo la terra per le aiuole, un altro ancora quando la colata viene giù.
Inaugurare alla fine, lo dice la parola: si tratta di augurio. E allora per augurio facciamola un'altra inaugurazione a Santa Teresa appena si può.
 
 

Sergio Nucci ridottaSarà capitato anche a voi di rivolgervi ad Enel Sole, la nuova società che cura la manutenzione degli impianti elettrici cittadini (compresi semafori e luminarie) per circa 2 milioni all’anno, per segnalare un guasto alla pubblica illuminazione. E sarà capitato anche a voi di vedere risolto il problema oppure di continuare a telefonare ad improbabili call-center per non riuscire mai ad ottenere la risoluzione della questione.
Sarà capitato e capiterà almeno per altri 8 anni. La convenzione con Enel Sole, infatti, ha la durata di 9 anni (rinnovabili), nove anni in cui se saremo fortunati potremo beneficiare dell’intervento di tecnici qualificati, in alternativa non ci resterà altro da fare che telefonare o telefonare o telefonare.
A me, ad esempio, è capitato con i lampioni di via Frugiuele . Sono diversi mesi che si accedono e si spengono senza che nessuno vi ponga rimedio. Ma questo accade anche in altri luoghi della città: via degli Stadi, via Popilia, centro storico, città 2000. Si telefona al numero verde, si riceve l’assicurazione che si interverrà e poi? In diversi casi si interviene in altri come nel mio e di altri sfortunati utenti non succede nulla, come se nulla fosse accaduto.
E qui si arriva al problema. Un tempo qualche solerte consigliere si prendeva la briga di segnalare guasti o richiedere interventi, e le cose magicamente funzionavano, ma oggi che a rispondere sono dei telefonisti dislocati chissà in quale parte d’Italia e, quel che è grave, senza alcun controllo da parte dell’ente interessato, l’esito non è certo scontato.
Non rimpiango i consiglieri delle “mbasciate” ma se ci fosse un call center al comune per smistare e rendicontare le telefonate dei cittadini forse le cose andrebbero meglio o quanto meno sapremmo se i nostri partner il servizio ce lo danno o se lo fanno solo pagare.
 

Sergio NucciPare che il silenzio elettorale sia stato rispettato solo in parte, in questa città. Chiusura col botto, venerdì sera, in piazza Santa Teresa, dove quattro furgoni ricolmi di esponenti di Forza Italia hanno fatto il loro ingresso trionfale davanti a uno dei locali pubblici più frequentati della movida bruzia. Come dire, ci piace vincere facile: si va dove c'è più gente e, con fare ammiccante e new friendly, si stringono mani, si fanno promesse, si strizza l'occhio a nuovi futuri percorsi post elettorali. E candidati al consiglio ed alla presidenza, e pare addirittura Mara Carfagna, sono comparsi con tutti i loro codazzi vari davanti all'esercizio commerciale, mettendo in grande imbarazzo coloro che lo gestivano, poiché – di solito – quando si organizzano appuntamenti elettorali (cos'era quello, altrimenti, un gruppo di amici che andava al bar?) tocca avvisare i proprietari dei locali, per concordare con loro modi, tempi e persino l'opportunità di un happening pre-voto, che rischia inevitabilmente di colorare politicamente un luogo, anche se solo per una sera. Ma questo è il rispetto che Forza Italia e in particolare questa amministrazione hanno di questi nostri esercenti commerciali. Basta solo andare a chiedere quanto oggi paghino di Tari, la nuova tassa sui rifiuti, questi commercianti. Il massimo della percentuale, oltre tremila, anche cinquemila euro. Ebbene, la gente le tasse le paga pure, ma che almeno a queste tasse corrispondano i servizi. E invece? E invece ci ritroviamo con decine di sacchetti ammonticchiati davanti ai negozi e le abitazioni, perché i controlli sono del tutto inesistenti. A fine mese, però, le tasse bisogna pagarle! Eccome se bisogna pagarle. Capiremo meglio perché, come e quanto, il 28 ottobre, quando è stato convocato il prossimo Consiglio comunale per le variazioni di assestamento di bilancio e il riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Documenti che noi consiglieri non abbiamo mai letto, poiché non ce n'è stata mai data la possibilità. E che ci toccherà votare al buio, come si fa con certi appuntamenti rischiosi, dove non sai quello che ti aspetta. Il tutto mentre la Corte dei conti boccia le carte di Palazzo dei Bruzi, già interessate da “visite” ministeriali e mentre – stando a quanto dice il Testo unico sugli enti locali – se non verranno applicati d'urgenza i doverosi correttivi, la dichiarazione di dissesto sarà una conseguenza inevitabile per il nostro Comune. Quanto rispetto, allora, non solo per i commercianti, ma per tutti i cittadini di Cosenza? A che serve progettare grandi opere o perdersi in luminarie se poi non si ha la solidità finanziaria di affrontare le spese? Forse perché si considera che i soldi entreranno con le accise al loro massimo grado? Basta vedere come si regolarono a Reggio durante il pre dissesto... e farsi un'idea dell'enorme rischio che stiamo correndo come cittadini e come contribuenti. Come dire dal Modello Reggio al Modello .. Peggio.

 

nucci02Mi rivolgo al Sindaco di Cosenza perché non è più tempo di superficialità.

La relazione della Corte dei Conti è impietosa e lascia presagire l'ipotesi del dissesto finanziario.

Una stroncatura che appare senza appello riassumibile in quattro punti:

  1. 1.Incapacità di far fronte agli impegni assunti che generano continue richieste alla Tesoreria comunale di liquidità per ripianare debiti di situazioni pregresse senza procedere alla loro restituzione.
  2. 2.Misure di risanamento proposte poco credibili in quanto i risultati ottenibili non realizzerebbero gli obiettivi sperati alla luce della concreta incapacità dell’Amministrazione comunale di raggiungerli.
  3. 3.Impegni presi in assenza di copertura finanziaria ed addirittura utilizzo di fondi a specificanon restituiti.
  4. 4.Artifizi contabili che palesemente non sono idonei a risolvere situazioni attuali e pregresse e che anzi potrebbero condurre al “dissesto” dell’Ente.

Non è poco, anzi.

L'enorme mole di debiti contratta nel tempo dalle varie amministrazioni (l'ultima tranche di 25 milioni riguarda un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti sottoscritto per i soli debiti del 2013 dalla giunta Occhiuto Determina Dirigenziale n° 2436/2014) e l'aumento vertiginoso delle imposte e tasse comunali verso cittadini e imprenditori, commercianti e contribuenti, fanno capire come sia ormai impossibile raggiungere un equilibrio di bilancio.

Se la Corte dei Conti, per la quale il processo di declino è inarrestabile, procederà alla dichiarazione di dissesto correremo il rischio che il commissario agisca con tagli lineari che andrebbero a colpire lo stato sociale.

Occorre, quindi, correre fin da subito ai ripari mettendo in salvo quel poco che resta della barca che affonda.  

Il sindaco di Cosenza ha nominato al suo insediamento dirigenti esterni e collaboratori di staff.

Il costo per questo personale costa all’Ente diverse centinaia di migliaia d’euro all’anno. Al contrario di ciò che accade alla provincia di Cosenza, dove Occhiuto ha interpretato la legge in un modo, al comune di Cosenza alcune funzioni di staff rivestono funzioni dirigenziali.

Ciononostante, non mi interessa parlare della legge e della sua applicazione. Non mi interessa rivangare la delibera n. 186 del 30.12.2011 circa l’attribuzione di ruolo dirigenziale al personale di staff, nè del conferimento di incarichi dirigenziali senza manifestazione di interesse alla luce del D.Lgs 165/2011 come modificato dal Dlgs 150/2009, né, tantomeno, dissertare se l’art. 6 del Dlgs 90/2014 (Divieto di incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza)* debba essere interpretato o semplicemente attuato.

A me preme chiedere che si inizi davvero a tagliare le spese superflue.

Il Comune ha le professionalità giuste al suo interno in grado di portare avanti la macchina comunale.

Un'assunzione seria di responsabilità non può prescindere da scelte che possono essere dolorose sul piano dei rapporti personali, ma oggi improcrastinabili.

Per rendere credibile l’impegno dell’amministrazione a tirarsi fuori dalle sabbie mobili del dissesto le figure di staff e i dirigenti devono essere individuati obbligatoriamente tra il personale dipendente.

Con l'abbattimento di questi costi già si individuerebbero le risorse utili per pagare parte dei mutui dolorosamente contratti.

Invertiamo la tendenza che a tirare la cinghia siano sempre e solo i cittadini. Cambiamo rotta. E questa volta sindaco faccia la cosa giusta. Tagli le spese inutili e voluttuarie e si concentri sulle cose indispensabili. Gliene saremo tutti grati. Io per primo.

Grazie.

* DECRETO-LEGGE 24 giugno 2014, n. 90 
Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari
(G.U. n. 144 del 24 giugno 2014)

Art. 6 * (Divieto di incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza)

1. All'articolo 5, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, le parole da "a soggetti, già appartenenti ai ruoli delle stesse"  fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: "a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Alle suddette amministrazioni è, altresì, fatto divieto di conferire ai medesimi soggetti incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo delle amministrazioni di cui al primo periodo e degli enti e società da esse controllati, ad eccezione dei componenti delle giunte degli enti territoriali e dei componenti o titolari degli organi elettivi degli enti di cui all’articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125. Incarichi e collaborazioni sono consentiti, esclusivamente a titolo gratuito e per una durata non superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile, presso ciascuna amministrazione. Devono essere rendicontati eventuali rimborsi di spese, corrisposti nei limiti fissati dall’organo competente dell’amministrazione interessata. Gli organi costituzionali si adeguano alle disposizioni del presente comma nell’ambito della propria autonomia".

2. Le disposizioni dell'articolo 5, comma 9, del decreto-legge n. 95 del 2012, come modificato dal comma 1, si applicano agli incarichi conferiti a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Emilia CerulloLa nostra città da diversi mesi vive in un contesto nuovo. Dopo anni di apparente immobilismo sembra essere coinvolta in mille progetti ed opere di rilevanza simbolica. Si è ritrovata a sopportare mille sacrifici, cambiamenti che hanno avuto ripercussioni anche nella sfera privata del cittadino. Nell’opinione pubblica si è diffuso il sentimento di accettazione al sacrificio a condizione che al termine, gli venga restituita una città che sappia attirare risorse ed abbia aumentato la ricchezza propria e collettiva.

In altri termini, che abbia incrementato la propria capacità di attrarre. Questo perché il cittadino medio conosce il rapporto tra costo/beneficio, sa bene che il successo di una città passa per quanto sappia essere invitante. Il movimento civico Buongiorno Cosenza si è posto un interrogativo: la città esercita ancora oggi questo appeal sulla popolazione dei centri vicini? E sui propri abitanti? Insomma l’intento è quello di risvegliare lo spirito di osservazione e poi quello critico di chi ha deciso di abitare in questa città. Posto che l’attrattiva, associata sempre alla competitività, rappresenta una peculiarità per il successo, sorgono spontanee alcune domande. Se l’appeal di una città passa per i suoi servizi offerti, come può questa città proteggere quei servizi da offrire? Con lo stesso impegno assunto in materia sanitaria? Noi di Buongiorno Cosenza ricordiamo i primi giorni di agosto del 2013. In quei giorni i giornali davano notizie di una convenzione con La Sapienza di Roma per l’avvio a Cosenza di due corsi universitari di professione sanitaria (Scienze Infermieristiche e Tecnica della Prevenzione), ma chi mancava alla stipula dell'atto? Il rappresentante della regione, all’epoca il governatore Scopelliti. In quei giorni ci chiedemmo: forse perché si trattava del "primo gradino per l’istituzione ad Arcavacata di una nuova facoltà di medicina."? Però notammo anche che i giornali scrissero “Gli scudi catanzaresi si sono alzati subito”, e noi all’epoca domandammo: i politici cosentini dove sono? Dov'è la voce dell’amministrazione comunale bruzia? E quella del Sindaco? Perché non si contrappone a quella del primo cittadino catanzarese? Domande senza alcuna risposta. Impegno della casta a difesa di una legittima aspettativa? Debole difesa, quasi insignificante.. Peccato. Ma non è l’unico esempio. Noi ricordiamo anche i primi mesi di luglio dello stesso anno quando fiumi di inchiostro sui giornali annunciavano che la città di Cosenza aveva subito un torto. La città pur avendo le carte in regola anche in base al decreto Balduzzi, e nonostante una logistica invidiabile aveva abdicato anche nella vicenda della cardiochirurgia. Chi localmente doveva difendere e rappresentare la città dotata di un ospedale hub in questa ennesima sacrosanta crociata? E quale vantaggio si è conseguito dal perdere questa opportunità? Forse i buoni rapporti tra comune e regione sono stati salvaguardati sull’altare dello scippo ? L’ennesimo?

Aguzzando la vista si nota una frizzante contrapposizione. Se il numero degli abitanti in Cosenza negli ultimi anni si è contratto, come risulta dai dati anagrafici, la popolazione è passata in pochi anni da novantamila a poco più di sessantamila, ci chiediamo allora a cosa servano i sacrifici di una intera popolazione in questo periodo? Forse per accogliere le migliaia di persone (???) che si riversano per poche settimane nel periodo estivo sul Lungofiume Boulevard, a fronte anche di centinaia di migliaia di euro spesi?

Cosenza, è triste dirlo sta perdendo la sua vocazione di centro direzionale. Ha perso i luoghi dell’incontro e dell’interazione. In una frase: non riesce a centrare l’obiettivo del dinamismo economico e uno stile di vita moderno. E questo riverbera, purtroppo, sull’indotto commerciale del quale si nutre la città.

Una città si riconosce anche dai suoi simboli. La stazione ferroviaria è un altro biglietto da visita.

Chi parte e chi arriva ha la percezione plastica dello stato di abbandono, non solo della stazione di Va”glio Lise. Un abbandono che fa a cazzotti con i buoni propositi di rilancio della nostra città. Predicare bene e razzolare male.

A questo punto la domanda nasce spontanea: che cosa è rimasto della Cosenza Atene della Calabria”? Della Cosenza culla di tante intelligenze professionali, politiche e culturali? E’ questo impoverimento che ha determinato il progressivo depauperamento di ruoli della città? Se la risposta è affermativa a poco servono ville, parcheggi e lungofiumi…. La soluzione non sta certo lì. Meditate gente … meditate.

Cerca

I cookie vengono utilizzati per migliorare il nostro sito e la vostra navigazione su di esso . I cookie utilizzati per il funzionamento essenziale del sito sono già stati impostati. Per saperne di più sui cookies che utilizziamo e come cancellarli, vedi la nostra politica sulla privacy.

  Accetto i cookies da questo sito.
EU Cookie Directive Module Information